mercoledì 30 novembre 2016

Uomini che fanno pompini

C'è qualcosa, nell'immagine di un uomo che succhia il cazzo ad un altro uomo, che ha un significato così forte, così viscerale da evocare demoni impossibili da ignorare.

Enormi, spaventosi spettri che cinque millenni di patriarcato maschilista hanno sia generato che strozzato con tutte le loro forze nel tentativo di esorcizzarli (di fatto, quindi, ingigantendoli). Immagine  al cui cospetto, di colpo, il suddetto, si sveglia artigliato in pieno volto. Rivive lo storico, pericolosissimo flirt col nemico del "costruirsi una fortezza invalicabile affinché violarla (o farsela violare) possa provocare il rapimento supremo. Si, suona cervellotico, ma credetemi questo racchiude il significato ultimo e il motore di queste dinamiche spettacolari, mia croce e delizia da quando ne ho memoria. In realtà non me ne frega un cazzo di studiarle come un manuale: le vorrei solo capire per padroneggiarle appieno a mio sporco, vergognosissimo vantaggio, anche se ho capito col tempo che questo è appannaggio solo di pochi prescelti dèi in terra. Spesso sono inconsce, pura seduzione: quando le capisci non hai la possibilità di praticarle, e viceversa.

Ricordo che avvertivo il potere di quest'immagine già da molto prima che io potessi vederla o immaginarla in qualsiasi forma (pornografia, cinema, realtà, racconti di amici più grandi), figuriamoci praticarla. Acquattato in un angolino defilato della mia mente già sentivo l'aura e i passi ingombranti di questo assurdo mostro che si aggirava nelle tenebre. E sentivo l'impulso di doverlo soddisfare in qualche modo, come un prurito enorme, qualcosa di sconnesso ma irrefrenabile (ancora neanche sapevo dell'esistenza della masturbazione) e spesso cercavo di assecondarlo inventandomi pratiche assurde, pur di sentire un briciolo di trasgressione e fare qualcosa... tipo pisciarmi sulle mani quando andavo in bagno, oppure strappavo un foglio di carta da un quaderno, mi sedevo sul cesso e me lo mettevo tra le cosce e ci pisciavo sopra (sentendo delle vampate di calore e una strana turpitudine, salvo poi ritrovarmi totalmente stranito subito dopo, buttare con disprezzo il foglio nella tazza e tirare lo sciacquone pensando "ma cosa cazzo ho fatto?". Crescendo, e capendo, la situazione è andata complicandosi (ma questo è un altro paio di maniche).

La civiltà, dicevamo. L'esempio più vicino a noi, per quanto indietro nel tempo, a me sembra proprio la Roma Imperiale di cui volenti o nolenti ci trasciniamo DNA e strascichi sociali abbastanza malcelati. Beh bontà loro, almeno hanno gettato le basi del bsdm (quando si dice il Diritto Romano):


"L'omosessualità non era condannata se praticata con schiavi e liberti (in quanto era dovere di questi compiacere in tutto e per tutto le volontà del loro padrone), ma era deprecabile che un cittadino libero assumesse un ruolo passivo verso un'altro suo pari. La Lex Scatinia diceva che in caso di omosessualità tra due cittadini liberi, veniva punito quello che tra i due assumeva l'atteggiamento passivo."


Passivi, vergogna! La storia non v'ha mai perdonato. E tutt'ora non sembra averne intenzione. Per non parlare delle punizioni inflitte in caso di tradimento:


"Gli amanti colti in flagrante vengono puniti assecondando le più turpi fantasie dei mariti cornificati. E l’elenco è assai bizzarro, si sa di diverse forme di tortura inenarrabili [...] le pene più usuali sono comunque l’evirazione, la sodomizzazione e, strano a dirsi, la pratica punitiva della fellatio considerato l’atto più aberrante che si possa infliggere a un cittadino romano [e mi ci gioco le palle: anche il miglior sadicissimo orgasmo che si possa sognare il cornificato romano. Quasi un pretesto legalizzato]."

In Grecia, se possibile, le cose erano ancora più incasinate:

"Verso la fine del VI secolo, periodo in cui i simposi erano diventati un costume radicato, scene di fellatio, cunnilingus e orge cominciano ad apparire per la prima volta sui kylikes (le coppe principali, usate in quelle occasioni). Che questo genere di illustrazioni siano riferite ai simposi è deducibile da particolari quali le corone di fiori sul capo degli uomini, i flauti e le nacchere tenuti dalle etere, triclini, ecc, e ciò indica che tale condotta era accettata solo nel contesto dei simposi. Il cunnilingus era ritenuto comunque una pratica impropria (come indica anche Aristofane in alcuni suoi passi: Pace, 884-5 e Vespe 1180-83), in quanto era sminuente per un uomo dare piacere a una donna senza trarne a propria volta. E nel caso della fellatio, in cui è la donna a dare piacere, l’uomo di fatto resta passivo essendo la donna a svolgere la parte attiva, ed essere passivo era inaccettabile per un uomo. Per bilanciare la passività dell’uomo, l’artista rappresenta sempre le donne inginocchiate, in una posizione di sottomissione [in modo che risultasse l'uomo a irrumare la donna, N.d.R.] e con i tratti del viso alterati. E’ interessante notare come la più diffusa posizione del missionario non si trovi raffigurata da nessuna parte, ma di solito si vedano donne piegate in avanti, inginocchiate, sdraiate sulla schiena con i piedi appoggiati sulle spalle dell’uomo: quest’ultima posizione ha il vantaggio di offrire una buona visuale dei genitali maschili (come da intenzione dell’artista)." [quindi: obiettivo esaltazione dei genitali maschili come simbolo di virtù e forza, fonte di vitalità - ma per l'uomo stesso è 'inaccettabile' fruirne. E perfino 'subire passivamente' un lavoro di bocca è così disdicevole da doverlo camuffare in una penetrazione orale attiva. Awkward.]

E poi ci sono i riti tribali. 

Un caso particolarmente curioso di processo iniziatico di mascolinizzazione giunge dai Sambia della Nuova Guinea, presso i quali si pratica un rito di passaggio all'età adulta culminante nella fellatio omosessuale fra il neofita e un anziano. I Sambia ritengono che lo status virile non sia insito naturalmente nel carattere del ragazzo ma che occorra introdurlo artificialmente per mezzo di azioni rituali. I giovani Sambia devono adeguarsi all'ideale maschile del gruppo, caratterizzato dalla tenacia, dalla resistenza al dolore, dalla forza fisica e dal coraggio: in questo quadro va inserito l'atto omoerotico cui è costretto il giovane iniziato, che non viene considerato un agire genuinamente omosessuale in quanto il neofita non è ancora un vero uomo e quindi non può trattarsi di una relazione fra maschi adulti [...magari non è un agire 'genuino' anche perché il povero giovane preferirebbe altri modi per accaparrarsi la mascolinità?]. La centralità dell'atto omosessuale nel processo di costruzione di veri uomini si spiega attraverso la concezione fisiologica di ciò che è maschile per i Sambia: per essi solo la femminilità è un dato biologico mentre la mascolinità dev'essere acquisita, o meglio trasmessa, in quanto ogni essere umano ha un organo di maturazione sessuale chiamato tingu. Nella donna tale organo è forte e matura autonomamente, nell'uomo è debole e inattivo e ha bisogno di sperma per crescere. La fellatio rituale quindi è una vera e propria "inseminazione" della mascolinità: i ragazzi, ingerendo sperma (l'essenza della mascolinità), stimolano i propri corpi a mascolinizzarsi. Nonostante sia in Occidente che in Nuova Guinea l'ideale maschile appare connesso ad un corpo forte e resistente, i mezzi per modellarlo sono talmente diversi che, nel mondo mediterraneo del 'machismo' e dell'onore, un'azione come la fellatio omosessuale è interpretata come il comportamento più distante che si possa immaginare dall'ideale di virilità (e qui ricasca l'asino).

Forse qualcuno avrà riconosciuto la dedica di questo blog al protagonista dell'omonimo romanzo di Giovanni Comisso: Cribol, un balordo mezzo buono mezzo furbastro (mix dialettale tra Crist'Diabòl) che ha si, moralmente pochi scrupoli, ma tutto sommato cerca solo di farsi un'esistenza dignitosa. Arrivato alla mezza età con ancora tutti suoi i pruriti (più che etero)sessuali, comincia a soddisfarli con crescente fatica a causa di un'impotenza incipiente. Impotenza cui trova una cura nientemeno che... praticando sesso orale a giovani uomini (in gruppo) al culmine della loro carica sessuale per ingerirne lo sperma, indispensabile a rinvigorire la sua. Posologia: the more, the better (spoiler: a rovinare tutto, stranamente è l'intervento della Chiesa).

Quando per puro caso ho letto un accenno a questo libro in un trafiletto del Fatto Quotidiano mi s'è staccata la mascella. Sono letteralmente impazzito, l'ho cercato fino allo strenuo (era effettivamente introvabile, pare non sia mai più stato ripubblicato dopo la seconda edizione, a differenza dei suoi altri lavori, forse più "civili") e non ho avuto pace finché non l'ho risucchiato fino all'ultima pagina. Come  accaduto con "Chiamami col tuo nome" di Aciman: ho aspettato l'apertura della Feltrinelli di Torino il giorno dell'uscita italiana (ero ovviamente l'unico). Anche questo, libro non propriamente pudíco (per quanto molto romantico), ma niente di trascendentale - di testi così è pieno il mondo. Ciò che mi fatto uscire pazzo era l'idea che l'autore, André Aciman, sia etero. Un affermato professore accademico, eterosessuale ebreo-sefardita di origine egiziana con bellissima moglie e figli, potesse raccontare con dovizia di tutti i particolari che contano, la bruciante love story estiva tra due maschi, un adolescente della borghesia ligure e un giovane professore americano in vacanza ospite della famiglia. (Poi il fatto che fosse ambientato in Liguria è stata una ulteriore frustata emotiva non da poco, devo ammetterlo. Non come quella trasposizione penosa di film ambientata nelle campagne lombarde).

Continuiamo con la contemporaneità. Qui ci viene in aiuto Insegreto (ve lo consiglio tanto):


Mò se ne care 'o cielo e se ne saglie 'o pavimento. Degli etero che pagano un etero per farselo succhiare. Ok, va concesso il beneficio del dubbio che una delle parti non fosse così etero. Ma P.D. e la M.P, io che cazzo devo fare? Ah, che fine ha fatto la religione, a proposito? (Giusto per farvi scoprire l'acqua calda: io non chiederei soldi e ci metterei quel briciolo di passione in più).

E a tutti coloro che hanno voluto leggere fino qui, dico una cosa: se ne avete mai sentito la voglia, se guardando casualmente un compare seminudo negli spogliatoi o in spiaggia per una frazione di secondo v'ha sfiorato l'immagine pungendo forte... almeno una volta nella vita fatelo.

È senza dubbio l'esperienza più totalizzante che possa pervadere un uomo.

Poco fisica, non essendo doloroso e molto, molto meno impegnativo che prenderlo dietro, ma di un'intensità devastante. È tutto nella psiche. Certo, farsi scopare ci pone totalmente passivi (nonché violati), e se non si è più 'principianti' (cioè abbastanza allargati da non provare più dolore), si gode e pure tanto, ma per quanto sembri paradossale, non è minimamente paragonabile a quanto ti renda assoggettato, assuefatto, "fatalmente infilzato" essere chinati al cospetto dell'esemplare-alfa che vuole disporre della tua bocca, ciò da cui mangi, bevi, parli e respiri. Ciò che gli stai offrendo (o ciò che lui ti sta forzando) non è il culo. Etero, bisex o gay solo attivi che siate, con le dovute precauzioni, provate sulla vostra pelle la sensazione di una mano che vi spinge dietro la nuca e "v'accompagna" ad affondare tra due cosce pelose che vogliono spingervi in bocca lo stecco più controverso e affascinante della storia.