venerdì 14 novembre 2014

In piscina accadono grandi cose


Di palestre ne ho girate, bendidii e relative assonanze non posso negare di averne visti. Mi sono fatto abbondantissime seghe mentali (e non) rielaborando certe visioni sudaticce tra pesi e canottiere molto ariose, sagome di uomini addosso a una finestra con indosso solo peli, boxer e fantasmini bianchi... Ma quella della piscina è una dimensione tutta sua. Il clima è diverso, i canali sono diversi, la ricettività: ci sono tempi più lunghi, tutto è più laborioso e improbabile, ma i mondi che può schiuderti, in palestra te li sogni. Chissà poi perchè, forse per la cadenza rituale con cui ci si vede negli spogliatoi, sempre tra gli stessi compagni di nuoto, condividendo gli stessi gesti ripetuti come un mantra. O forse per il fatto che si è costantemente tutti insieme quasi tutti nudi e tutti con tutto in moto. Ma è uno spirito sfuggente quanto denso da tagliare col coltello. 

Esattamente una settimana fa, fine dell'allenamento del martedì. Esco come al solito per primo dalla vasca esausto e infreddolito e corro negli spogliatoi. Arrivandoci per primo in genere non trovo nessuno (quelli che fanno corso con me poi arrivano alla spicciolata), se non qualche lupo solitario che fa balneazione libera e per pura combinazione ha finito poco prima di me. Ma stavolta sento parlare quando arrivo alla porta. E non ero affatto preparato a quel che mi sarei trovato davanti.

Uno, avrà la mia età. Alto, forse 1,80. Asciutto, castano, carnagione scura e scolpito come nei migliori porno di ventenni americani (ma senza il segno della mutanda sull'abbronzatura), molto poco peloso. Categoria che solitamente non mi muove un pelo. Ma.

Quasi un po' innervosito dai suoi modi spicci, cerco di osservarlo mentre parla col suo compare, e mi s'accende una lampadina. È un viso noto, ha fatto la mia scuola, sicuro.
Viso tagliente, terribilmente tipico del tamarro ponentino figo genovese, ma di una perfezione ipnotica. Un filo di barba curatissima, capelli corti e il demonio negli occhi. È difficile capacitarsene, è un dio. Nonchè uno che sa l'effetto che fa, e quando te lo fa sono cazzi tuoi. Di quelli che si limitano a guardarti contorcere, studiandoti scientificamente per autovalutarsi con precisione. Una quantità indefinita di tribali tatuati su braccia e gambe, ma spicca un sole maya sul petto, colorato.

L'altro... Eh l'altro io lo conosco, l'amichetto. L'ho già visto molte volte e sono pronto a scommettere che anche lui venisse nella mia scuola, più dell'altro. Più basso, più robusto, più peloso ma totalmente depilato sul torace (un enorme alone grigio segnava i caduti). Viso molto più coi piedi per terra, brufoloso e un po' mascellone, ma scolpito anche lui come si deve. Inevitabilmente, per principio del contrasto, m'è parso abbastanza bruttino al cospetto di Diocolsoletatuato, ma non era poi così male in realtà.

Quel che succede è che, chiacchierando, si buttano sotto la doccia senza costume.
E parte la moviola.

Mi spoglio del tutto anch'io (ovviamente) come se cominciasse il gioco e dovessi sbrigarmi per non essere squalificato, mi fiondo sotto quei tubi appesi al muro stretti stretti senza paratie in questo stanzino claustrofobico che sono le docce (qui si è sempre gomito a gomito). E credo di aver fatto lo smarrone più grande della mia vita, per quanto io me lo dica ogni volta. Gli occhi fanno ping pong, su e giù, la gamba tatuata liscia e abbronzata, la gamba tozza e pelosa dell'amico pallido. Scivolano su quei ventri bagnati statuari, poi s'aggrappano, inesorabilmente, a quei due uccelloni rigonfi e febbrili, e alle loro corone di pelo.

Diocolsoletatuato lo aveva semplicemente perfetto. Lungo ma non enorme, non tozzo. Affusolato e arrotondato talmente a regola d'arte che era pura poesia della forma. L'Amichetto, invece, si. Lui s'è preso la sua vendetta. Una nerchia da castigo. Grosso, nerboruto e arrogante. Dio, l'invidia che ho per quelli che ce l'hanno già grosso da moscio. Le gambe durissime, gonfie e più pelose facevano il resto. Stavo facendo il bagno nel testosterone. 

Un tocco a destra, uno a sinistra, uno sguardo alla visione d'insieme, uno zoom su quei due salsicciotti incredibili. Un incendio. Indemoniato parevo. Ma come potrei apparire, io, in una situazione del genere? Come mi vedrei dall'esterno? Potrei darmi all'eremitaggio solo per l'imbarazzo.

Forse chiacchieravano amabilmente o forse stavano zitti, non avrei mai potuto farci caso. Resto sotto quella doccia una maledetta eternità, fin quando non riacquisto la lucidità di capire che è ora di darci un taglio e riesco ad uscire senza essermi preso delle legnate (traguardo considerevole e tutt'altro che scontato), comincio ad asciugarmi.

Pochi secondi dopo anche l'Amichetto esce dalla doccia, trotterellando l'uccellone nell'aria mentre cammina verso le panchette. S'asciuga e si prepara in tempi record, mentre Diocolsoletatuato continua a godersi la doccia come se avesse scoperto una fonte termale.

Continuo a prepararmi, e di tanto in tanto do una spiata alle docce. Continua a godersi la doccia.
Si massaggia e s'insapona con trasporto, a mo' di ragazzo immagine.

Ormai sono quasi vestito del tutto, e lui si sta ancora godendo la doccia, è nel pieno del suo spettacolo a tempo che deve portare in fondo per non deludere il pubblico pagante.

Poi succede qualcosa che non sono ancora riuscito a spiegarmi del tutto (forse non riesco a credere che si tratti davvero di quella spiegazione). L'amichetto comincia a spronarlo. "Ou hai finito??". Nessuna risposta, continua a docciarsi. 

"OH ANDIAMO??" (Gelosia...? Competizione? Oooh ma non si fa).

Finalmente si trascina agli accappatoi ed esce. Io ormai potevo già essere arrivato a casa, e non so con che sfrontatezza io sia riuscito a dissimulare e trascinare i tempi per restare ancora lì. Si asciuga, si mette dal phon a parete e si toglie l'accappatoio. S'asciuga ancora un po' e si mette gli slip. E quando qualcuno del genere ti fa lo show di mettersi slip davanti a te... è difficile rendere l'idea della frustata in faccia. Provo a fotografargli i piedi col cellulare, ma quel punto devo decisamente andarmene.

Arriviamo ad oggi.

Spalanco la porta dello spogliatoio col friccichìo ner core che stavolta qualcosa si manifesterà, perchè me lo sento come un macigno, e inconsciamente sto cercando fortissimo di non pensarci. 
Tempismo quasi perfetto. Tutto soletto trovo nientemeno che l'Amichetto, e lì per lì mi salta una coronaria (ma non me ne accorgo più di tanto, ero già in botta di adrenalina da prima di entrare. Tutto è fluido). 

Si sta già rivestendo, ma non è troppo tardi per godere di quello che, nonostante la settimana scorsa, sarà davvero lo spettacolo più diabolico che i miei dolenti occhi abbiano mai dovuto sopportare. 
A gambe aperte, seduto sulla panchina, traffica nella borsa per mettersi i calzini con quell'assurdo, stupefacente uccello carnoso che spinge di lato proprio nell'orlo di un paio di boxer consunti, sfibrati grigi da mercato. Esattamente nella zona di vedo non vedo, metà è pacco, metà è puro cazzo in penombra. Ed esattamente la zona dove sbatte a schiocco il mio sguardo con tanto di flash, una telecamera di sicurezza col puntamento laser. Solita storia, non imparerò mai, puttana troia.
Conscio di aver di nuovo perso il controllo, cerco di rimediare rialzando subito si gli occhi (un subito piuttosto relativo)... Per trovarci lui che mi sta fissando. 

- sorriso - *wink, occhiolino
"Ciao"

Cristo di Dio (1). 

Sono ufficialmente in preda alla tachicardia, e realizzo che devo ancora capire molte cose. Sia di come si possa allenare veramente il self-control, sia di quanto serva realmente farlo. Perché mi pare evidente che ci sono volte in cui tradirsi è semplicemente necessario, pena, che tutto resti lettera morta.

Mi infilo in doccia prima di fare lo smarrone del secolo (altro che della mia vita), e mi tolgo il costume come lui e il suo amico (ed io) la scorsa volta. Alla spicciola arrivano gli altri del corso, e scosso come sono riesco a buttare gli occhi solo per vederlo, a torace nudo ma coi jeans e le scarpe da maiale, che si avvicina allo specchio per compiacersi di quel corpo di cui a stento si trovano simili anche nei siti di foto buoni. 

E pensare a come apostrofava Diocolsoletatuato petulandolo di "andiamo?" mentre si compiaceva per tutto lo spogliatoio... Competizione? Oh... ma non si fa.

Finita la doccia trovo il coraggio di buttargli una briciola di marzapane. 
Sono goffo, ma intravedo margini di miglioramento.

"Ma tu hai fatto il Calvino?" dico, ostentando sicurezza con voce un po' troppo piena.

Si gira un po' teso: "No no io no"

"Ah... Ok. E' che mi pareva di averti visto troppo tempo fa ma non ricordo dove"

"Il mio amico dell'altra volta, lui si ha fatto il calvino" Cristo di Dio (2). 


1. Ha presente la scorsa volta. 
E' esistita la scorsa volta.

2. Sa che ho ben presente il suo amico.

Merda.


"bla bla, che corso fai tu? / da bagnino, si si utile, uh quanto costa?"
"ah si ci trovi lavoro d'estate, eh si sai bla bla."

Conclude la vestizione.
'Ciàaoò!' 'Ciao'

Nel frattempo un mio compagno di nuoto inanella una delle sue serie di raffinatezze da manuale: Boxerini corti ma un po' sfondati a spesse righe orizzontali blu e marroni intervallate di bianco. Calzini di cotone grigi che più grigi non si può, uniformissime e senza fronzoli dalla punta all'elastico (anzi non hanno manco quello). Pantaloni di velluto spessi a costine ma dal taglio baggy color crema-grigetto. Camicia azzurro cielo chiaro con inframezzi in Tartan nelle cuciture, interno collo e maniche. Cardigan crema-grigio quasi come i pantaloni, solite scarpe e giacchetto di pelle.

Dies aureo signanda lapillo: 14 febbraio 2012.
E no, non li ho mai più rivisti.

mercoledì 24 settembre 2014

La chiappa imburrata come statement di virilità




Certo che visto da fuori devo essere un vero spasso per l'ego di chi ho davanti... Appagamento & Gratificazione S.p.A - Satisfaction guaranteed.
Oppure un pericolo senza precedenti.

Di sicuro nel mio sguardo c'è qualcosa che decisamente non va. Lo so, ne ho già parlato, è indiscreto, bla bla bla, ma sto raggiungendo il livello di guardia, qualcosa è fuori dal mio controllo e questo non è buono. Chi ha confidenza non si risparmia (molesto, sguardo da stalker o peggio mi da del maniaco, arrossendo  in preda all'imbarazzo supplicandomi di smetterla), ma non gli ho mai dato troppo peso. Dopotutto se non ci si sfotte tra amici, che mondo sarebbe? Un po come la Nutella.
Il problema è quando questo succede mentre non sto facendo niente, o meglio, sto facendo tutto il possibile per dissimulare oppure non mi sembra affatto di manifestare particolari attenzioni.

Premetto che, per quanto un po' autoimposto e ingessato, posso definirmi maschile. Certo, i tamarri da spogliatoio sono un'altra cosa, ma resto comunque anni luce dalla macchietta del femminiello che sospira con gli occhi a cuoricino (o peggio, la checca aggressiva che ti fissa in una posa improbabile, magari strizzandoselo senza pudore). 

Ma nonostante questo sforzo automachista per rendermi appetibile a chi mi appetisce (l'assioma "i gay sono gay perchè attratti da M-A-S-C-H-I, quindi se vuoi attrarre, vedi di essere tale"), deve esserci un bug nel sistema. Non funziona, e sono più i problemi che i vantaggi. Eppure ormai penso di aver capito quando è meglio non guardare troppo: sguardo assente, due pennellate con gli occhi poi bon. Li tieni nel cono di visibilità senza puntarli, così, giusto nel caso di non perdermi qualche chicca (maglietta che si alza, boxer che si intravede o gioca con i piedi nelle infradito) e si evitano i problemi. Nonostate ciò, qualcosa fa suonare più allarmi di una rapina in banca. 

Quando mi va di lusso, che non ricevo botte di "cazzo guardi?", qualcuno sa regalare delle vere gioie. Come l'heteros splendidissimus vanesius, quello che prima ancora che possa sembrare di averti visto, senza nemmeno aver considerato la tua presenza, sa che ha i tuoi occhi. E si stiracchia mostrando la peluria sul pancino, o si gratta le palle al punto giusto, inorgoglito dall'attenzione prestata alle sue gentleman parts da quello che, in fin dei conti, è un collega... O che avendo capito al volo appena prendo il cellulare in mano dissimulando a più non posso che gli sto facendo una foto, si mette in posa plastica, monta il broncio sexy, guarda nell'obiettivo e sorride! SI! MI E' CAPITATO ANCHE QUESTO. L'apice è stato alla Lepre (poi mi si chiede perchè adoro l'estate) - un tizio che tenevo d'occhio da un po', compagno casuale di varie scorribande da dancefloor, molto arrapante, di quegli hipster avvinazzati che girano coi capelli corti e qualche treccina dietro, borsa di stoffa e infradito perenni, deve aver notato quanto gli ho guardato i piedi. Dehors affollato, ero seduto al tavolino in mezzo agli amici, lui in piedi accollato alla sua cavalla di turno. Con estrema nonchalance prende e appoggia il piede, nudo, ornato di braccialetto di spago colorato alla caviglia, sopra al mio tavolo giusto accanto alla mia birra. Per un bel po, giocherellando ogni tanto muovendo le dita. Ora. Immaginatevi la scena. Il minimo che può aspettarsi un qualsiasi sconosciuto che prende e si sfila la ciabatta e appoggia un piede sul tavolo a cui è seduto un gruppo di altri maschi è un pugno in faccia di quelli da manuale del Kumite. E non possiamo dire che questo lui non lo abbia saputo. Lascio perdere a cosa io invece stessi pensando, lascio perdere la faccia che avevo in quel momento e l'erezione mostruosa che mi pulsava in mezzo ai jeans. Ricordo solo di aver delirato qualcosa all'orecchio del mio migliore amico sul fatto che per la prima volta io stessi vivendo seriamente un porno.

Si, quelli che non mi danno l'idea di essere rischiosi da guardare sono decisamente un altro capitolo. Sguardo al viso, l'espressione mi si distende di stupore arrapato e scendo immediatamente verso le gambe. In qualche millisecondo risalgo al bacino e il pacco è mio. E lì, se qualcosa si intravede, la mascella cade oscena, tutto sommato è la fine. 

Ma cos'è che mi tradisce così tanto?

Ipocrita. Ok, la maschera è calata. Si, è brutto da dire, ma il problema pare sia proprio lo sguardo da maniaco. Sguardo che posso immaginare quanto disorienti. Ma resta spaventoso come lo rilevino immediatamente, a volte prevedendolo prima ancora che avvenga. Come cazzo fanno?? Come se riconoscessero istantaneamente il loro stesso sfacciato, spudorato, eterissimo sguardo da cacciatore allupato, ma rivolto a loro. Non minaccioso, eppure così maschile, eppure così rivolto ai maschi, i maschi innamorati come me, ai maschi innamorati come te, quali emozioni, quante bugie.

Quindi scatta il cortocircuito, il meccanismo di sicurezza, il salvavita. Comportamento inusuale ma non per questo meno istintivo: l'esibizione della donna, non più per difendere lei come proprio possedimento dalle insidiose avances di un contendente, ma per difendere se stessi.

Giusto per dare l'idea, to paint a vulgar picture: fine agosto. Ero in spiaggia. Cammino sul bagnasciuga, tutto sommato tranquillo e nemmeno troppo a caccia, mentre noto a una quindicina di metri un bellissimo paio di gambe pelose stese sull'asciugamano, con due splendidi piedonzi che facevano capolino rivolgendomi la pianta (per-fet-ta) dritto in faccia, quasi mi stessero chiamando. Non faccio nemmeno in tempo a risalire quel glorioso paio di gambe fino al pacco nel costume che con un colpo da maestro (senza esagerare, in una frazione di secondo) un copioso spruzzo di crema solare inonda la chiappa della ragazza stesa a fanco - SHPAF! La mano atterra con una schioccata porcosissima, facendo collassare e rimbalzare quel popò di panettone abbronzato (nonchè trasalire la malcapitata), spalmando e imburrando voluttuosamente, col più sordido e spavaldo dei sorrisini. Come a dire: "Capito frocetto? Oh si... proprio così... questa è la mia puttana". Strike. Polverizzato.

Bof. Più sento storie, più non posso negare con malcelato orrore (invidia, stupore e rabbia) che gli efebici e gli effemminati, quelli viscidi e provoloni, anche se spesso bruttini e sgraziati hanno parecchio più successo del sottoscritto. Come se il mio prezioso assioma, il dogma da cui sono sempre partito, sia da rivoltare totalmente: "I gay sono gay perchè attratti dai M-A-S-C-H-I, quindi vedi di essere tale se vuoi attrarre" ...chi? I gay, mio caro. Era quello il soggetto.
Ecco il bug. Al massimo i gay maschili, ma non i maschi non gay. E la nemesi ne è così lampante: "Gli etero coglierebbero potenzialmente ogni buco che respira purchè non sia M-A-S-C-H-I-O. Ergo, è necessario non esserlo".

E questo spiega anche come sia possibile che una buona metà degli suddetti non si faccia grossi problemi a scopare trans/travestiti (a volte anche farsi scopare... puntini puntini puntini... puntini).

Uccidendo senza appello il politically correct - dove sono finiti i veri truzzi incattiviti di una volta? Il maschio maschilista e prevaricatore che disprezzava genuinamente l'effemminato? Quello che se doveva farsi una sega con un amico, o qualcosa di più nelle sperimentazioni della beata adolescenza senza esperienze, senza chat, senza Badoo e senza Cam4, lo avrebbe fatto con l'amichetto uguale a lui, col compagno di marachelle, con quello che lo faceva sentire a suo agio e meno vulnerabile, non con la checca?

Io ci ho provato in tutti i modi, ma non c'è stato verso. Perfino gente che s'è fatta fare delle gran pompe da bulicci patentati, con me non ne ha voluto sapere. E' come se io non fossi credibile - come se con me non avesse senso, come se a fargli una proposta indecente fosse stato un giovane zio o un fratello... Con l'amichetto frocio alla fine si, dai... Poi apprezzo che tu non sia effemminato, ma con te no!

Io finirò al manicomio.

Almeno lui ha avuto il buongusto di calarsi le sue di braghe per ostentare le proprie grazie.
Questo si che l'avrei apprezzato, dopotutto non è la chiappa di chi hai a fianco a renderti più uomo.


mercoledì 26 febbraio 2014

Mano morta, bussa alla porta

..bussa 'l portòn,
sciaff 'l padron!

Sul treno/bus, accalcati e nevrotici, avvinghiati ai pali di sostegno per resistere a curve, frenate e accelerate della guida di città. Una mano è alta che si regge al palo, l'altra spunta dalla tasca dei jeans un po' per riposarsi, un po' a tastare che ci sia ancora il portafoglio. E passa l'amico del giaguaro, magari in tuta, magari in jeans, quello che deve scendere alla prossima e si divincola in preda all'ansia di non riuscire a scendere in tempo ("Permesso... permesso scusi..."), schiacciato dalla folla davanti dietro e tutt'intorno te lo sbatte addosso, appoggiando il pacco proprio dove hai la manina che si riposa. Viceversa, l'imbarazzantissimo momento in cui un'inchiodata ti spinge col pieno pube addosso alle natiche di chi ti ritrovi davanti, specie se una giovane donna in leggings, da cui rischi di prendere pure un ceffone nonostante la "piacevolezza" dell'episodio in sé.

A ballare in un posto affollato e sudaticcio, colmo di gente presa a dimenarsi come non ci fosse un domani o che passa distrattamente col drink in mano per raggiungere gli amici dall'altra parte, sballonzolando a tempo di tunz tunz, cozzando l'uno contro l'altro mano contro fianco, schiena. Natiche. Coscia. Talvolta persino li.

Le vie della disperata ricerca di un contatto possono essere davvero tante. E, come la prima volta che scoprii il cruising agli orinatoi a muro, sono arrivato agli sgoccioli dei miei '20s per scoprire che certe situazioni, quei corto-circuiti tra i due universi che ho cercato tutta la vita come un Donnie Darko di quartiere, esistono. 

Casualità. Contatti che capitano centinaia di volte inavvertitamente, talvolta senza farci neppure caso, come è giusto che sia. 

O no?

261, dove è successo per la prima volta, e al momento forse l'unico posto dove è successo davvero.

Ballavo, ubriaco ma neanche troppo, e per naturale distribuzione casuale mi sono ritrovato a dimenarmi accanto a un tizio d'un paio d'anni in meno di me, uno di quei furbetti coi capelli chiari arruffati, tshirt svolazzante e jeans strappati ciondolanti a vita bassa. Quelli poi te li trovi a ronzare in giro per la città su un vespino restaurato di quarant'anni fa e l'Eastpak sulle spalle. Ci scontro con la mano a metà tra chiappa e coscia, niente di che. Certo, non m'è spiaciuto ma manco gli ho dato troppo peso, non l'ho fatto apposta. Però non mi sono spostato
Tunza tunza parapatunza, balla per me balla balla tutta la notte sei bella, la mano dove non avevo il drink resta giù ad altezza vita. Le sue chiappe si avvicinano di nuovo - ma meno scontrosamente e molto più pigre nel riallontanarsi. Non sono sicuro di aver capito tutto in quella frazione di secondo , ma è scattata la lucidità di giocarmela. Tenere la mano bassa era solo il pre-test, passato il quale era il caso di rispondere al feedback. Quindi, cautamente (e guardando molto intensamente in tutt'altra direzione - cosa importantissima), mi sono avvicinato io strusciando leggermente il dorso della mano sui suoi jeans, lasciandomi trascinare dalla musica e senza fare movimento alcuno che potesse sembrare volontario ma totalmente, accuratamente casuale.

Da lì in poi ogni incontro coi suoi jeans si faceva sempre più frequente, pressato, strofinato, appoggiato, fino al momento magico in cui, girandosi, mi offre un pieno abbraccio del suo pacco barzottissimo schiacciandomelo sul polso. Ero sull'orlo di un infarto. Anche quando poco dopo è uscito dal locale e mi sono precipitato a seguirlo con una sigaretta in mano nella romanticissima illusione di attaccarci bottone, e l'ho visto raggiungere la sua ragazza e sbaciucchiarsela. Baci e abbracci, mi scorge e mi lancia un ultimo strano sguardo misto di sorpresa, imbarazzo e sfida.

Non ho mai più tenuto le mani al di sopra la linea di cintura quando sono stato a ballare.

E' successo ancora qualche volta. Tre o quattro stranieri/turisti/erasmus in preda ai fumi di fiumi di alcol, un tizio incamiciato che ancora me lo sogno la notte (ma che si è concesso poco) e un paio di vecchie volpi di mia conoscenza, tutt'altro che etero, che devono aver mangiato la foglia. Ma è stato bello lo stesso.

Non dimenticherò mai la volta in cui uno dei suddetti volponi (qualcosa di inenarrabile, un armadio di manzo a 4 ante con tshirt attillata e jeans corti attillati ancora di più) m'ha investito appena entrato nel locale guardandomi negli occhi. Cammina a falcate così grosse che in 4 passi attraversa la stanza, prendendo perfettamente la mira. Pochi secondi e sbam - mi schiaffa in piena mano un pacco mostruoso, vivo, gonfio di aspettative per la serata. Aspettative deluse a quanto pare: arrivato solo, è andato via solo... ma si è lasciato un po' seguire per i vicoli, girandosi compiaciuto a controllare che io non mollassi la preda, salvo poi defilarsi in prossimità di casa. Peccato.

Eppure, miseria ladra, è un trucco vecchio di secoli.